Jo la piazza

150 anni dell’unità d’Italia

Nel 200° anniversario della nascita di Felice Ercoli

Nato Ercole a Bastia ( Corsica) il 09/07/1811

                                                                     

Muore Ercoli a Vallerano  il 29/11/1889

 

 

 Patriota irriducibile                                   Organaio           

                                                              

  Musicista                                      Valleranese

 

 

Omaggio ad un Uomo Straordinario

                                      

                                       Mannaggia Don Antonio

 

Una quarantina di anni fa titolavo così talune note sul mio bisnonno Felice, che mi aveva richiesto il mio amico Don Antonio, parroco di Vallerano.Un prete dalla semplicità disarmante e con un cuore grande come una casa. La mia non era una invettiva irrispettosa, ma una esclamazione colorita sfuggita alla mia penna che scrive a ruota libera, Don Antonio mi suggeriva come una falsariga:”metti in risalto la canna d’organo che il tuo bisnonno imbraccia nel quadro che hai in casa”. Quante volte, accanto al camino acceso, nelle lunghe serate d’inverno, beate perché senza la televisione che offende Dante e la morale, avevo appreso da mio padre il racconto della vita spericolata del mio bisnonno, patriota irriducibile del Risorgimento, oltrechè organaio. Altro che canna d’organo, quella era una canna d’archibugio bella e buona! Anche perché in casa le armi del bisnonno non mancavano. Archibugi e pistole ad avancarica, sciabole, spalline dorate ed un elmo di cuoio da Capitano del popolo. Nel 1943, queste armi, in ottemperanza ad un decreto militare vennero consegnate ai Carabinieri. Don Antonio in quattro e quattr’otto aveva demolito dentro di me il mito che mi ero creato del bisnonno.

Certo che di canne d’organo, nella vita del mio bisnonno, se ne incontrano parecchie, di grandezza e timbro diverso, ma anche l’amore  per questa nostra adorabile Patria che va dall’Alpe al mare. Di cognome Ercole e nati a Bastia i miei antenati Francesco Antonio e il figlio Felice avevano nel sangue la fierezza e la tenacia della gente di Corsica, così fiera della propria identità politica.

Andare appresso ai miei avi è un po’ come attraversare il Risorgimento. Avversi al giacobinismo francese dominante in Corsica nella seconda metà del secolo XVIII, passano a Genova, nel regno di Sardegna e dopo un po’ di anni si trovano nel bel mezzo dei moti del 1820/1821  per la conquista della Costituzione. Si iscrivono alla Carboneria e partecipano  alle rivolte armate, andate a male e represse nel sangue e nell’esilio forzato. Francesco Antonio Ercole, padre di Felice, farmacista riesce a fuggire, attraversa lo Stato Pontificio in cerca di un asilo tranquillo. Marche,Umbria, Lazio e giunge nel piccolo borgo di Vallerano. Qui si accorge che numerosi abitanti hanno il cognome simile al suo, Ercoli invece di Ercole. Imbroglia le carte, si iscrive all’anagrafe come Ercoli Felice e diventa valleranese. Si inserisce nella comunità, apre una farmacia e partecipa alla vita civile e politica del suo nuovo paese. Il figlio Felice, a Genova frequenta la più famosa bottega di organai e apprende  il mestiere. Richiamato dal padre si trasferisce a Vallerano dove apre un laboratorio per la fabbricazione di organi. Fino al 1950, questo locale figurava nel Catasto Urbano come ex laboratorio di organi. Oggi è l’abitazione di mio figlio Nino, in via Mameli 12. Il lavoro  va bene a Felice. Vengono commissionati numerosi organi, soprattutto dal meridione. Famoso è quello di Manduria, in provincia di Taranto, che si dice essere simile a quello del Santuario del Ruscello. Gli organi venivano spediti in pezzi,via mare, dal porto di Civitavecchia e poi rimontati in loco.

Felice mise mano anche al rifacimento dell’organo del Ruscello, arricchendolo di accorgimenti, definiti d’avanguardia dal maestro Otello Benedetti, che di musica se ne intendeva. Felice costruì anche un armonium a coda e corda, che si trova nell’abitazione di Baldinelli( ex abitazione di Ercoli Giuseppe nipote di Felice) in via Garibaldi a Vallerano. Sopra la tastiera c’è una targhetta con la legenda ”Felice Ercoli, A.D.1869”. Nel 1843 si riaccende, nel bisnonno, la scintilla della politica.

Nel Viterbese e a Vallerano soprattutto i Carbonari  insorgono contro il papa Gregorio XVI chiedendo la Costituzione. La rivolta fallisce e Felice Ercoli viene condannato a quindici anni di carcere. Ma buon per lui, il papa muore e sul soglio pontificio sale Pio IX, di spirito aperto e  liberale. Concede l’amnistia politica e istituisce la Guardia Civica per la difesa dei diritti  cittadini.

Il bisnonno Felice esce di prigione e di li a poco viene nominato Capitano del Popolo. Poi il “48”,

l’anno dei portenti, la “Prima Guerra  di indipendenza nazionale”, le vittorie di Goito e Pastrengo ma anche la sconfitta di  Custoza. Il papa che aveva inviato volontari a Carlo Alberto li richiama temendo uno scisma della cattolica Austria. I carbonari insorgono contro il papa che si rifugia nella fortezza borbonica di Gaeta e chiede l’aiuto della Francia. E’ la Repubblica Romana. Felice Ercoli viene nominato Priore di Vallerano. Fino al 1970, conservavo una Delibera comunale del giugno 1849, dove si chiedevano volontari valleranesi che andassero a difendere lo Stato della Repubblica Romana. Garibaldi era sul Gianicolo e, come canta Carducci,”spronava contro l’oltraggio gallico” e Mameli, il poeta e il patriota, moriva a vent’anni “tra un inno e una battaglia”. Questa delibera la passai all’Amministrazione Provinciale di Viterbo per una mostra Garibaldina. Aggiunsi anche alcuni documenti appartenuti a mio nonno Silverio, figlio di Felice, Garibaldino, combattente di Mentana e ferito dagli chassepots francesi. ( Chassepots o Fusil modèle 1866, uno dei primi fucili a retrocarica) E’andato tutto smarrito e, per beffa, anche i vecchi registri  comunali del periodo della Repubblica Romana. Felice Ercoli è ormai un vecchio alto e asciutto, con un pizzetto alla Vittorio Emanuele II. La domenica si recava nel Santuario della Madonna del Ruscello e accompagnava, col “suo organo” i canti della Messa. Queste mie righe vogliono essere un omaggio al mio bisnonno, alla sua vita di patriota e organaio, alle sue canne di suono e d’archibugio che entrano a pieno merito nei 150 anni dell’Unità d’Italia.

 

                                                                                                                    Brenno Ercoli

 

P.S.

Nella sua vita avventurosa il bisnonno Felice ha subito anche l’esproprio della tomba.

Eseguito per creare una via d’accesso tra il vecchio e il nuovo cimitero. La lapide sta poggiata su un muretto accanto alla tomba del poeta Bigiaretti.

 

 

Riportiamo i nomi, scritti nel Sacrario del Gianicolo, di 3 nostri concittadini caduti  nella difesa della Repubblica Romana.

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Ercoli Giovanni

Ottavianelli Pasquale

Palacchini Benedetto.

 

 

 

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