Jo la piazza

Il maestro Otello Benedetti nasce a Vallerano il 12 novembre 1907, da Vittore e Lorenza Gregori. Fin da ragazzo suona il flauto e studia con il maestro Attilio Poleggi, valleranese, professore di contrappunto al Conservatorio Santa Cecilia di Roma, ma si forma musicalmente sviluppando un forte amore per la direzione d’orchestra, sotto la guida dello zio Adriano Floridi,  validissimo musicista e già direttore della Banda Giovanni Maria Nanino di Vallerano.

        Suo padre Vittore, suonatore di bombardino, era figlio della sorella di Adriano, Aristea Vespina, e del pittore Felice, autore dello stendardo di S. Vittore. Con l’avvento del fascismo Vittore viene licenziato dalla Roma Nord perché non volle prendere la tessera del fascio e per vivere aprì una bottega di fabbro dove, anche Otello, oltre a frequentare il Conservatorio, lavorava con suo padre il ferro battuto. Al cimitero potete ammirare un suo lavoro nella porta della cappella dei Colla.

       Nel 1929 sposa Margherita Paesani, e fu un evento in paese vederli partire per il viaggio di nozze con la 514 Fiat dello zio Adriano. La coppia ebbe cinque figli: Domenica, Rodolfo, Reginalda, Eliana e Mara. Ci piace qui svelare, per molti forse una curiosità, il perché chiamò una figlia Reginalda, nome non certo diffuso, che sottolinea il forte senso di amicizia del maestro.
Lo fece per onorare un suo amico trombettista Reginaldo Caffarelli, professore insigne a Santa Cecilia, che insieme al Maestro Poleggi, Italia Stacconi eccezionale pianista, suo marito Stefano Crespi, flautista concertista in tutto il mondo, erano frequentatori assidui della sua casa a Vallerano, in via Nanini e poi al  "Casalino".

         Nel 1931, all'età di soli 24 anni, in occasione della festa patronale, ad Otello viene affidata la direzione della Banda locale, che trasformò in nuova corale e che dirigerà fino al 1958.La Banda "Giovanni Maria Nanino", sotto la sua direzione venne premiata nei più importanti concorsi bandistici.

         Si adattava a fare qualsiasi lavoro, molte sue composizioni furono create, potremmo dire così, tra “una pesata e l’altra”, al Pantaniccio, località a nord di Vallerano, quando faceva il pesatore di” bigonzi” d’uva prima di caricarli sugli asini o muli e portarli nella grande cantina di Daniele Marcucci, il Podestà di Vallerano. Lì componeva nei momenti di sosta aiutandosi con l’ottavino, strumento piccolo e quindi tascabile che riponeva appena arriva l’uva.
         Nel 1934 la Banda, passata all’Opera Nazionale Dopolavoro, invitata dalla Sezione Combattenti di Viterbo, al grande raduno provinciale insieme ad altre bande, ebbe assegnato dalla Giuria il primo premio, per la perfetta esecuzione del programma.

         Nel 1939 muore il padre Vittore che volle inciso sulla lapide, dall’amico scalpellino Ulderico, di Vallerano, due steli di garofani,  simbolo socialista, richiesta fattagli in vita con grande segretezza. Otello rispecchiava le idee sicuramente antifasciste, della sua famiglia che si potrebbero definire meglio come lotta contro qualsiasi forma di dittatura. Proverbiale è rimasta la grande generosità, la sua affabilità ed amore per il paese e i paesani, in particolare per la banda strumento con cui cercava di unire tutti, cosa più facilmente possibile nella musica che si nutre appunto di accordi, meno nei gruppi umani.

         Richiamato in guerra, nel 1941, mentre era sotto le armi a Treviso, organizza un grande Concerto, unendo tre bande: di Treviso, quella militare e di un paese vicino, profittando per comporre e dirigere la marcia: “Parata militare”. Fu un vero successo ebbe gli encomi sia dai Vertici militari, e del Podestà del Municipio di  Treviso.

         Nel 1943 nonostante Vallerano fosse sotto occupazione tedesca, grazie all’amicizia di militari tedeschi musicisti, che frequentavano la casa di Otello, l’unico in paese ad avere un pianoforte, per il Venerdì Santo  ottenne il permesso per la Processione con tanto di banda, con i musicanti rimasti, poiché la maggior parte di essi erano sotto le armi.

         Nel 1954 la sua banda si classificò al primo posto in occasione dei festeggiamenti dei Santi Marciano e Giovanni di Civita Castellana, al secondo quella di Soriano nel Cimino, diretta dal maestro Cardone, al terzo di Fabrica di Roma, diretta dal maestro Raffaele  Poleggi.  Le occasioni che mostravano la ripresa dell’attività musicale bandista coronata da successi si fecero sempre più frequenti.

         Nel l956, in occasione della festa di Santa Cecilia, gli venne consegnata   per il 25° anno di direzione bandistica,  la “Bacchetta d'argento”.

            Dal 1944 al 1955 la vita artistica si intreccia sempre più prepotentemente con l’impegno sociale, divenne infatti sindaco di Vallerano, gestendo il paese negli anni convulsi del dopo guerra, pieni di contrasti politici, di lacerazioni, talvolta di vendette forse da lungo tempo premeditate. La stessa Banda musicale, che sempre era stata un elemento di coesione del paese, ne subì le conseguenze, arrivando ad una vera e propria  scissione.
            Nel 1956 nasce così la nuova Banda “Santa Cecilia”, diretta dal signor Vittorio Forliti, mentre la vecchia “G. M.  Nanino”, diretta da Otello, continua i suoi concerti  fuori dal paese, arricchita, quando le circostanze lo richiedono, da solisti di altre bande, riscuotendo ovunque apprezzamenti.

          Alla fine del 1958, discioltasi la G.M.Nanino, si dedica all'insegnamento e contemporaneamente, per circa due anni, dirige la banda di Guardea.

         Nel 1960 costituita a Viterbo la Banda Provinciale Cesare Dobici, gli venne affidata la direzione che durerà per 12 anni, fino al 1972.

Con la Banda "Cesare Dobici" potrà finalmente spaziare dalla musi­ca operistica a quella classica rivisitata e leggera in Concerti di grande popolarità.

         Nel giugno del 1968 il maestro Otello propose, alle autorità viterbesi, l’istituzione a Viterbo di una Scuola di Musica, come sezione distaccata dell’Accademia di Santa Cecilia di Roma. La proposta, sebbene saggia ed audace rimase però solo un progetto.

         Nel 1969 arriva una ventata di allegria, trasforma la banda “Cesare Dobici” in folkloristica sinfonica, introducendo un gruppo di 23 ragazze dirette dall’indimenticabile figlia Mara.

La Mazziera come molti ancora la ricordano!

Con la banda folkloristica partecipa a numerosi raduni bandistici: per dirne alcuni, a Rieti, Frosinone, Sant'Antimo, la festa di Noantri a Roma, la Sagra del vino a Marino e nel febbraio del 1972 al Carnevale di Viareggio.

 

 

Ed arriviamo proprio al 20 ottobre del 1972, proprio quando la banda era in procinto di partire per l'estero, il Maestro si spegne nella sua casa di Vallerano.

Il funerale, eseguito secondo le sue ultime volontà, rimane ancora nei cuori di coloro che lo hanno amato e non. Il rito funebre venne celebrato nella Parrocchia di Sant’Andrea. In Piazza della Repubblica, intanto, si era disposta la banda “Cesare Dobici” al completo. All’arrivo della salma, nel silenzio impressionante e commosso di un’incredibile folla, esplosero, rigorosamente solenni, gli squilli della Marcia trionfale dell’Aida di Verdi. Quella marcia, che nella versione  adattata dal maestro, lo aveva accompagnato in tante piazze d’Italia, lo fece ancora una volta quel giorno per l’estremo viaggio.

 

 

 

 

 

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